“Dall’alba a sera, di settimana
in settimana, sovra l’incude,
come i rintocchi d’una campana,
suonano i colpi del martel rude;
sulle stridenti braci, il ventoso
mantice anela senza riposo.
I fanciulletti, che dalla scuola
tornano, all’uscio fermano il passo
e contemplando senza parola
stanno il martello, che or alto or basso
fuor della soglia correre a mille,
come la pula, fa le scintille”Giacomo Zanella
Nel folklore popolare esiste un collegamento tra i mestieri che usano il fuoco e la magia, infatti la figura del fabbro nel tempo è sempre stata associata a qualcosa di “sovrannaturale”. Durante l’intervista anche noi siamo rimasti stregati osservando il ferro modellarsi come burro nella brace sotto le mani esperte di Giuseppe.
Giuseppe Renaudo è fabbro da quasi 50 anni, una passione quella per il ferro ereditata dal padre che di mestiere faceva il carradore, ovvero colui che costruiva i carri. Una volta questo mestiere era di primaria importanza, in un contesto in cui tutto si creava da zero. Ad oggi la produzione di massa ha comportato un profondo e radicale cambiamento, ha creato un mercato con cui non si può competere se non laddove c’è la richiesta di un artigianato tradizionale, unico, di alta qualità e in grado di durare nel tempo.
Nell’intervista compaiono anche i due nipotini di Giuseppe a cui spera un giorno di tramandare tutto il suo prezioso sapere.
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