“Noi siamo la nostra memoria,
noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti,
questo mucchio di specchi rotti”
Jorge Luis Borges
Lidia Nottiluca nasce a San Matteo, una piccola frazione di Valgrana nell’omonima valle. A 17 anni si trasferisce a Valgrana e inizia a lavorare in un’azienda di confezionamento di intimo e costumi da bagno dove impara ad usare le macchine da cucire professionali. Dopo la nascita della figlia, la sua passione per il cucito la porta ad iscriversi ad una scuola di taglio e cucito e successivamente è lei stessa ad insegnare ad altri la sua arte.
Lidia ci regala i suoi ricordi, che narrano di un modo di vivere totalmente diverso da quello odierno, tanto da sembrare quasi un sogno persino per lei. A San Matteo, come in tutti i piccoli paesini di montagna, negli anni ‘60 si viveva esattamente come nell’Ottocento. Ogni rivoluzione dell’era moderna che aveva coinvolto in quel periodo paesi e città, era assai lontana. Lì si continuava a vivere seguendo le stagioni e assecondando le aspettative legate al proprio genere di appartenenza. Gli uomini dovevano provvedere a crearsi gli attrezzi da lavoro, mentre alle donne spettavano il ricamare, il filare, il cucire, il fare la maglia. Così Lidia, come ogni donna del paese, impara a cucire all’età di sei anni, non per scelta ma per necessità, in un tempo in cui tutto veniva creato e niente andava sprecato.
L’insegnamento avuto fin da piccola che “quello che serve bisogna farselo da soli” lo porta con sè tutt’oggi, insieme ai suoi ricordi e alla sua passione.
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CONTATTI:
Lidia Nottiluca
ladiluc55@gmail.com